martedì 24 marzo 2009

Notizie un po'... allarmanti


Sul sito dell'interfacoltà di Torino (http://eduprof.campusnet.unito.it/cgi-bin/avvisi.pl/Show?2de2 ) sono comparse queste due notizie:

  1. la Regione Piemonte ha diramato una nota (La nota regionale dell'Assessorato alla Sanità del 12 febbraio 2009, con oggetto “Precisazioni sul profilo dell'Educatore professionale”) in cui sostiene di voler far rispettare la legge D.M. 520/1998 dando disposizione che soltanto gli educatori laureati all'Interfacoltà in Educazione Professionale possono lavorare nei servizi sanitari. Il fatto è che questa nota non è chiara non si capisce se quando si rivolgono ai servizi sanitari fanno riferimento a tutti servizi che hanno una compartecipazione economica sanitaria o solamente a quelli in cui c’è una titolarità del Servizio Sanitario Nazionale.

Cosa può succedere? E' vero che la legge non può essere retroattiva (cioé rivalersi anche a chi è stato assunto in passato), ma negli appalti le cooperative, se dovranno rispettare tale nota, dovranno dimostrare di impiegare solo personale laureato all'Interfacoltà.

E il posto di lavoro dei nostri colleghi di Scienze dell'Educazione e di quelli che si sono formati alle scuole regionali dopo il 1999?

Altro problema, l’Università forma teoricamente 160 Educatori Professionali all’anno. Questo numero non è sufficiente a garantire la copertura di tutti i servizi. Cosa succederà? Chiuderemo i servizi?

Cosa si sta facendo? L'interfacoltà di Torino sta lavorando assieme ad una parte della Regione Piemonte per poter charire con gli organi regionali competenti la nostra situazione lavorativa.

Noi cosa possiamo fare? Sei a conoscenza di sviluppi pratici di questa nota regionale? Se si, ce lo puoi comunicare?

  1. E' giunta la notizia che all'interno della Conferenza Italiana dei Presidi di Medicina circola un documento in cui si propone di modificare l'organizzazione del Corso di studi Interfacoltà in Educazione Professionale: vogliono trasformare il Corso di Studi in un master di Scienze Infermieristiche!

Ovviamente l'Interfacoltà di Torino non è assolutamente daccordo e ha chiesto al Preside di Medicina e Chirurgia di Torino di portare le nostre istanze.

ci hanno informato che è stata istituita una commissione addetta a lavorare nella costruzione del nostro Corso e il Preside di Medicina di Torino si è volutamente inserito per portare la nostra posizione e tutelarci il più possibile.

Pensate se in un mondo futuro potranno lavorare nei servizi soltanto i laureati all' Interfacoltà che potrebbe diventare solo più un master di scienze infermieristiche..... e la relazione? La Pedagogia? La psicologia?

Cosa diventeranno i nostri servizi? Surrogati degli Ospedali?

La prima azione che ci è venuta in mente è stata quella di scrivere una lettera ai Presidi di Medicina in cui spieghiamo chi siamo, cosa facciamo e come vorremmo essere formati.

Tu cosa ne pensi? Sei d’accordo con noi? Quali proposte suggerisci?

Appena possibile organizzeremo una riunione pubblica in cui analizzare la situazione e organizare, con il vostro aiuto, delle azioni per far pervenire il nostro dissenso nelle sedi più opportune.

Ti invitiamo a commentare con le tue perplessità e i tuoi suggerimenti le notizie su questo blog.


5 commenti:

sara ha detto...

Ciao a tutti! Sono un'educatrice, laureata all'interfacoltà, che lavora da circa un anno nel centro diurno di un a.s.l.
Personalmente credo sia giusto far rispettare il decreto perlomeno nei servizi del ssn. La formazione degli studenti dell'interfacoltà comprende infatti esami relativi alla medicina che sono essenziali per lavorare in alcuni ambiti (ad esempio la psichiatria e la neuropsichiatria infantile). Il programma di scienze dell'educazione non prevede l'insegnamento di queste materie.
personalmente, mi sono trovatas in difficoltà con alcuni colleghi laureati in scienze dell'educazione che non erano preparati (non per colpa loro!) su argomenti essenziali per poter lavorare bene da soli ed in equipe.
Per questo credo che l'applicazione del decreto dovrebbe essere rispettata.
Non sono invece d'accordo con il far diventare l'interfacoltà un master di scienze infermieristiche: si perderebbe tutta la parte più "sociale" e "umana".

Anonimo ha detto...

senz'altro è molto importante la formazione ricevuta per poter lavorare bene anche se, secondo me, è ancora più importante la volontà di mettersi in gioco e di imparare ogni giorno.
La nota regionale però, se applicata in modo fiscale, impedirebbe a molti che hanno acquisito le loro competenze con l'esperienza lavorativa. Anch'io sono laureato all'Interfacoltà, però ho molto da imparare dai miei colleghi più anziani, anche se non laureati o laureati a Scienze della Formazione.
Capisco l'intento regionale però, a mio avviso, ci vorrebbe un po' più di gradualità. Chi lavora da anni in un settore si è sicuramente formato sul campo e va tutelato.
gabriele

Anonimo ha detto...

Ciao,
Sara comprendo il tuo punto di vista, che sicuramente si rifà alla tua esperienza, ma l'educatore lavora in diversi ambiti e non sempre è richiesta una conoscenza di tipo medico-infermieristico; in molte situazioni si affianca ad altri professionisti proprio per garantire un équipe completa, in cui ognuno sia specializzato in diverse discipline per poter operare su più fronti e valutare il da farsi da differenti angolazioni.
La professione dell'educatore è molto variegata, non sono d'accordo sul dover "tagliare" perentoriamente risorse umane valide e preparate solo perchè in alcune strutture è necessario un sapere più "medico", che molti di noi non hanno scelto e che non sempre è necessario.
In realtà quali interessi ci stanno dietro a questi decreti? Non credo assolutamente sia una questione di giustizia né di diritti
nei confronti dei lavoratori e dei pazienti/utenti.
Come sempre la situazione è poco chiara.
Carlotta

Guido Pent ha detto...

Ciao,
il mio nome è quello "vero" perché, in ogni settore della mia vita pubblica e in gran parte del mio privato non ho nulla da nascondere.
Svolgo il ruolo di Educatore - cioè lavoro progettando ed attuando interventi educativi con diverso grado di complessità a livello sia individuale che sistemico, bla bla bla bla... dal 1988. Allora feci parte di quegli operatori che mediarono - da subito - tra chi vedeva il futuro dei "nostri" servizi (quelli strutturati per persone con problematiche psichiatriche e/o con gravi e gravissime forme di handicap psico-fisico) come appannaggio degli "operatori"...cioè coloro che - de facto - attraverso lo strumento del lavoro associato, si erano assunti il compito di gestire le "patate bollenti" della sanità... e gli “educatori”, quelli formati dalle scuole regionali/comunali e poi dall'università, che arrivavano nei servizi gestiti dalle cooperative in cui si “facevano le ossa” per poi migrare nel pubblico appena vinto il concorso, o alla ricerca di servizi più attenti alla solida formazione teorica acquisita.
Non fu facile: il concetto di “formazione permanente” era più praticato che percepito, così l'accesso alle teorie della gestione aziendale – vissute come figlie di una ideologia “nemica” - era un tabù riservato a pragmatici pochi, mentre l'interfaccia con gli enti committenti veniva impostata – nel bene e nel male – sulla qualità dei rapporti interpersonali tra dirigenti...
Col tempo molta acqua sotto i ponti è passata. Ci sono stati evoluzioni e cambiamenti negli approcci e nelle modalità di gestione dei servizi, segnati dai quadri legislativi e dalla riduzione di risorse. Per quanto riguarda molti, il raggiungimento di livelli di eccellenza è rimasto associato ad una retribuzione da paese in via di sviluppo da parte degli operatori/educatori. La relazione quotidiana con la malattia ed il disagio estremo con orari di più di 37 ore settimanali era ed é per nulla o scarsamente tutelata...quando addirittura non percepita come necessaria dagli stessi educatori/operatori! Nel corso dei miei primi anni la richiesta di una formazione professionale attraverso una riqualificazione di qualità è passata anche attraverso collaborazioni attive – e gratuite – con gli enti locali...salvo poi archiviare tutto come voce curricolare dopo il primo cambiamento dei politici dirigenti. Le collaborazioni con agenzie formative universitarie e para si sono svolte con ingenti investimenti di risorse da parte di singoli e gruppi...ma i cambiamenti gestionali dei corsi stessi hanno lasciato solo il ricordo ai tutor e ai tirocinanti.
La frequenza del “mio” corso di riqualificazione, dopo oltre 10 anni di professione, mi ha lasciato un po' frustrato: il fatto che fosse gestito da un' ASL che affidava da anni a me e ai miei compagni la gestione di delicati settori dei propri servizi, non è stato vaccino contro gli stereotipi e i pregiudizi inerenti la nostra professione! Salvifico, a questo proposito, il confronto con saperi tecnici “altri” quali le scienze dell'organizzazione e le teorie pratiche dell'osservazione/progettazione educativa.
Poi 10 anni di lavoro e... la nota della Regione Piemonte, assai discordante con la realtà.
Ancora: il silenzio di coloro che, da oltre 20 anni, NON hanno fatto nulla per riconoscere, sul piano accademico, economico-retributivo, legale, storico, il ruolo ed il peso dei differenti profili professionali.
Assordante silenzio di Scuole, ASL, Consorzi, Comuni, Sindacati, Associazioni di categoria, Cooperative e Centrali cooperative; dimostrazione di incompetenza da parte degli sponsor, tanto più in periodo pre-elettorale.
In questo contesto io e quasi 2000 colleghi continueremo ad operare con la nostra professionalità.
Come cittadino, lavoratore, contribuente nonché padre di due studentesse di 13 e 15 anni, sono disgustato.
Guido Pent

Cosimo ha detto...

Ciao a tutti. Mi chiamo Cosimo e sono uno studente laureando presso la facoltà di Scienze della Formazione di Palermo, classe XVIII. Sono venuto da poco a conoscenza delle differenti competenze dell'educatore sociale e di quello socio sanitario, anche perchè all'interno della Facoltà i docenti nn danno informazioni utili e c'è una confusione generale al riguardo e a quanto vedo nn solo al livello universitario. Cmq sia, visto che le mie aspirazioni professionali, mi portano a lavorare nel settore socio sanitario, volevo chiedervi se esiste un modo per diventare educatore professionale in ambito socio sanitario, magari ampliando il mio piano di studi, sostenendo le materie che mi mancano o cose del genere...Se il percorso da fare nn è questo, qualcuno saprebbe dirmi come si fa? grazia a tutti..